Segnaliamo un articolo interessante che ci rammenta la storia e il senso dei colori liturgici.
Attualmente i colori leciti per le celebrazioni sono, almeno nel rito romano, otto: il viola, il bianco, l’oro, il verde, il rosso, il blu, il rosa, il nero. Ognuno di questi ha un significato ben preciso, ma come siamo arrivati a questi colori? Sin da subito i cristiani hanno adoperato questi toni o c’è stata una evoluzione?
Curioso il riferimento alla cangianza dei costumi, accompagnata dalla consueta discrepanza tra direttive episcopali ed abusi dei sacerdoti locali.
Alcuni sacerdoti – un po’ come oggi – adoperavano casule estrosissime e fuori luogo, che furono ben presto condannate dai vescovi locali perché considerate poco decenti (casule a righe, variopinte o troppo vistose, che univano più di due colori con significati totalmente differenti).
Interessante soprattutto il paragrafo dedicato al conflitto tra culture e interpretazioni epocali
E’ interessante notare che il viola, all’epoca, non era come lo conosciamo oggi. Si trattava piuttosto di un blu molto scuro, tendente al viola o più verosimilmente all’indaco. Molti paramenti antichi, che a noi sembrano blu notte, erano infatti considerati viola dai medievali. Il blu tendente all’azzurro era totalmente estromesso dalla liturgia, come retaggio della convinzione classica che l’azzurro fosse un colore barbaro (e quindi pagano), se non addirittura effeminato. Nonostante questo retaggio, sin dal IX secolo, soprattutto nella Francia carolingia, nelle chiese inizia a diffondersi il blu come lo intendiamo noi oggi, come colore simbolo del cielo, ma solo per quanto riguarda affreschi e vetrate, i santi vengono raffigurati con paramenti azzurri, ma solo per significare la loro presenza nel paradiso, ovverosia in cielo. Non vi erano infatti paramenti azzurri o blu da utilizzare nella liturgia. Dal XII secolo, questo stesso blu da usare in affreschi e vetrate, si schiarisce, per simboleggiare la luce divina e viene affiancato spesso al rosso, anziché al verde (come si era fatto sinora).
Il resto dell’articolo di Gaetano Masciullo a questo link.